In viaggio alla scoperta del Marocco
Se solo potessi scegliere come svegliarmi ogni giorno, vorrei che fosse esattamente come oggi: con gli occhi che si aprono un po’ alla volta e Francesco accanto a me, che ancora se la dorme beato.
Oggi non dobbiamo correre da nessuna parte ed è una cosa da non credere, visto come sono andati gli ultimi giorni. Ma invece è tutto vero: non ci son né taxi né aerei ad aspettarci, e nemmeno bus. Be’, a dirla tutta c’è una terrazza, ma per quella ce la caviamo con una rampa di scale, che val davvero la pena di salire visto che una volta arrivati su, ci troviamo davanti l’oceano.
Anche se son le prime ore del giorno, il vento ha già preso a soffiare. Del resto, si sa, da queste parti il vento non guarda in faccia nessuno, ti arruffa i capelli a tutte le ore e ti profuma la pelle di sale. Così, dopo i fiori d’arancio abbiam provato pure questa. Tiè!
Quanti sapori questa terra…
A noi, abbiam scoperto, piacciono un po’ tutti. Per questo oggi abbiamo deciso di trascorrere la giornata girovagando senza meta nella Medina, tra mandorle, datteri, ciambelle allo zucchero e ogni altro tipo di prelibatezza. I banchi ne sono letteralmente pieni e noi ne buttiam giù di ogni senza tirarci indietro. Fosse mai che torniamo a casa perdendoci qualcosa!
Ma ahimè, temo che nonostante tutti gli sforzi qualcosa finirà inevitabilmente per sfuggirci. Queste mura, infatti, racchiudono così tante persone, aneddoti, storie… che sarebbe difficile riuscire a conoscerli tutti. Le persone, infatti, non son mica come i datteri, che ti si sciolgono in bocca e via.
Per certe cose occorre tempo. Quello a nostra disposizione, però, ci sta sfuggendo tra le mani, allora non resta che stringere le dita sperando di conservarvi più sorrisi possibili, assieme alle parole gentili e anche a quelle incomprensibili, che però suonavan così bene da esserci comunque piaciute. Sulla fiducia, proprio.
Queste antiche mura risuonano di musica, la stessa che colora le vie assieme agli enormi tappeti. Ed è proprio con questa musica in testa ed il vento che ci sbatte, che usciamo dalla Medina per raggiungere la città nuova e la spiaggia. Là ci son ragazzi che giocano a pallone, gente che cammina sulla sabbia e poi ci sono loro, i dromedari, giunti fin qui dal deserto. Si spostano da una parte all’altra lentamente, con l’andatura di chi se ne frega di ciò che gli sta intorno ed ama farsi i fatti suoi. Staccargli gli occhi di dosso è davvero impossibile. Siamo come ipnotizzati, dal loro oscillare e da quelle ombre, che si allungano sempre più sulla sabbia, come in una danza silenziosa che segna la fine del giorno e azzera i nostri pensieri. Così restiamo lì, seduti l’uno accanto all’altro, insieme, ma ognuno chiuso nel proprio silenzio, con lo sguardo perso in avanti ed in testa lo stesso identico pensiero: ma loro, quanto sono belli!