È una domenica di quarantena, l’ennesima, anche se, va detto, le cose non son più come una volta.
Da un paio di giorni, infatti, le maglie della rete che per quasi due mesi ci ha costretti in casa si sono un po’ allargate. Adesso, ad esempio, son permesse pure le passeggiate – oh, anche per chi non ha figli o cani… incredibile – e così, oggi, la gente si è riversata in strada. Be’, vorrei vedere, con questo bel sole!
Io, a dire il vero, son rimasta a casa, tra le mie quattro mura con Francesco, ma questo non mi ha certo tagliato fuori dal risveglio della città. È bastata una manciata di ore, infatti, perché le strade tornassero a riempirsi di sorrisi, brusii… Roba a cui non ero più abituata – per lo meno non in questa quantità – ma che ammetto, per quanto abbia ascoltato da quassù con un po’ di diffidenza, è riuscita a trasmettermi una profonda voglia di vivere. La stessa che ho io, eh, sebbene abbia passato la mia domenica sul divano.
E poco importa se il ritorno alla normalità prevede anche l’inevitabile riversarsi in strada di auto e moto. Oh, in qualche modo son vita pure quelle. Un po’ come le voci, che di tanto in tanto, staccano il brusio di fondo e si scagliano nitide e convinte verso l’alto, riuscendo ad entrare persino in casa.
Una, in particolare, mi ha raggiunta in camera che erano quasi le 18, squillante e tendente allo sfinimento, come solo quella di un bambino può essere a quest’ora di domenica: Babboooo… Si va a casa??!!
Un grido di ribellione, che ha la meglio su tutto e tutti, anche su di me, che appena lo sento inizio a ridere da sola sul letto, mentre penso, ecco il mio eroe, alla faccia di chi diceva che erano i bambini ad aver bisogno dell’aria aperta!