La settimana è stata corta anche a questo giro. Stavolta, però, non son stati la febbre e il raffreddore a buttare all’aria i miei piani, costringendomi a letto. No. Stavolta niente letto, niente riposo, ma uno zaino in spalla e un biglietto aereo tra le dita, ché dopo aver corso e ricorso, be’, un po’ di ferie penso di meritarle anch’io.
È quello che mi ripeto da settimane, anche se a tratti mi è sorto qualche dubbio, dato che riuscire a partire stavolta è stata una vera impresa, tra visti errati, carte non abilitate agli acquisti online e acciacchi, che se ci penso, agli acciacchi, non ne avevo mai avuti tanti come in questo primo mese dell’anno, oh.
Quando finalmente credevo di poter tirare un sospiro di sollievo, ci s’è messa la neve, ché mi par giusto non farsi mancare neanche quella il giorno prima della partenza. Ma alla fine, per fortuna, ce l’abbiam fatta e l’aereo l’abbiamo preso sul serio.
Prima, però, a lavoro mi son data un gran da fare. Ché la settimana sarà stata anche corta, ma a Risana, anche quando è corta, la settimana dura un bel po’ di ore. Tante da non farti mancare proprio niente: incontri, sorrisi, ahimè qualche arrabbiatura. Be’, per fortuna, ho con chi condividere tutto ciò. Soprattutto quest’ultime… Dirlo sarà anche banale, ma credetemi, nel marasma che è oggi il mondo del lavoro, non è affatto cosa da poco avere delle buone spalle su cui poter contare.
Io devo ammettere che a Risana, di spalle, ne ho davvero tante. Qualcuna, va detto, è decisamente molto di più. Penso alla Mau, ad esempio, alla Clau o alla Tere, che all’idea che partissi mezza e mezza, oh, nelle scorse settimane son state più in pensiero loro di me. Penso agli abbracci che m’hanno dato mercoledì, alle parole della Mau, al sorriso della Sarina, ché dall’entusiasmo, oh, sembrava quasi dovessero essere loro a partire.
Su, dai, che son solo un paio di settimane! Ora che ci penso, però, non capita mica tanto spesso che io manchi da là dentro per tutto ‘sto tempo… Chissà come sarà, starmene fuori?
Divertiti, rilassati e non ci pensare, mi ha detto la Elsa. Che poi è quello che m’hanno detto un po’ tutti. Io li ho accontentati e ho risposto: Tranquilli, non vi penso. Ora che ci penso, però, non so mica se saprò esser di parola. Ché anche a non volere, cari mie, non fosse altro per le ore che ogni giorno passiamo insieme, siete diventati la mia seconda casa. Quindi mi sa tanto che nonostante i mie sforzi, be’, di tanto in tanto finirò col pensarvi.