Un tempo amavo il venerdì perché preannunciava il weekend. Oggi continuo ad amarlo, anche se per un motivo del tutto diverso. Salvo imprevisti, infatti, il venerdì è il giorno in cui tocca a me andare a lavoro. Il che ultimamente rappresenta una ragione più che valida per lasciarsi andare all’entusiasmo, ché finalmente si esce. Evvai!
È andata così anche stamani, quando alle 7.40 mi son lanciata fuori di casa. Va detto che a guidare i miei passi a quell’ora più che l’entusiasmo era l’inerzia, ma questo non ha certo impedito al mio sguardo di notare due/tre persone davanti all’ingresso della Coop, ferme in attesa che qualcuno giungesse a dar loro il via. E poi, vai di spesa!
I miei occhi son così disabituati agli esseri umani, che non appena ne vedono uno vanno in brodo di giuggiole. Solo che poi, man mano che camminavo in cerca della mia auto, mi sono accorta che le persone in fila non erano due/tre, ma moooolte di più. Un serpentone stretto e lungo che sembrava non finire mai, e che ha trasformato la curiosità di poco prima in un tale fastidio che, oh, se non fosse stato il dovere a chiamarmi me ne sarei tornata dritta dritta a casa tra le mie quattro mura a fare la muffa.
Lo so, non dovrei dire così; ognuno ha le sue ragioni per far ciò che fa ed io forse dovrei essere più comprensiva, chiudere un occhio – o magari tutti e due – ché a Natale, si sa, siamo tutti un po’ più buoni. Appunto… a Natale, mica a Pasqua.
Con la Pasqua non so esattamente come funzioni, ma so per certo che abbiamo un problema. Houston!! Abbiamo un bel problema di analfabetismo funzionale, dato che non riusciamo a comprendere neanche un semplice e chiaro #stateacasa.
Per carità, lungi da me avercela con chi se ne stava in fila stamani, ma sembra addirittura che nei prossimi giorni qualcuno abbia in programma di fare le classiche rimpatriate – più o meno in sordina – alla faccia di tutto e tutti.
Credetemi, qui non c’entra l’esser buoni o cattivi; si tratta piuttosto di saper ascoltare, come ha fatto l’altro giorno Francesco, quando è andato a comprare la frutta sotto casa e ha sentito due persone del quartiere parlare. “A Pasqua che fate? – ha chiesto un signore ad una signora come se nulla fosse – vi ritrovate e state tutti insieme?”. La signora con le buste piene di roba ha detto: “Si, eh!” e ha sorriso un po’ di nascosto.
Be’, per lo meno ha avuto il garbo d’abbassare un po’ la voce, mica come quelli che si fanno centinaia e centinaia di chilometri – in culo ai divieti – per raggiungere le seconde case e passar questi bei giorni sui loro balconi in riva al mare.
Poi, di contro c’è chi il rischio non lo corre col pranzo di Pasqua o la scampagnata a Pasquetta, ma con l’impegno quotidiano, che va avanti ormai da un mese. Son quelle persone che han chiuso ditte e negozi, che chissà se ce la faranno a riaprire e a garantire ancora posti di lavoro ai dipendenti. Oppure son quelle persone che stanno così attente a non sgarrare, che anche se hanno mal di denti da giorni, son disposti a tenerselo pur di non incorrere in un controllo e rischiare d’essere sanzionato.
Ne ho sentite diverse, oggi, di persone così ed è stato un piacere poter offrire loro un servizio e rassicurarli, ché in caso di controllo, ho detto a ognuno di loro, chiamate pure lo studio. Garantiamo noi, ci mancherebbe!
I loro sorrisi, grati e sollevati – per il dolore alleviato o per un gesto che finalmente ha riportato nelle loro vite un po’ di ‘vicinanza’ – son stati una carezza al cuore, non solo per me, ma anche per Ilaria e Sandrina con cui oggi ho lavorato.
Di questi tempi, lavorare – seppur a ritmi drasticamente ridotti – è davvero una fortuna, ma cedetemi se vi dico che è anche un’enorme fatica, soprattutto in ambito sanitario. Ma in fondo, be’, ci siamo abituati: alla fatica e anche alla varietà dell’essere umano, ché chissà perché da queste parti non ci siam mai fatti mancare nulla.
Smetto quindi d’illudermi che da questa emergenza ne usciremo migliori. Ognuno ne uscirà come più gli si addice: chi più furbo, chi più responsabile, chi più forte o generoso… e poi, be’, ci sarà anche chi ne uscirà più stronzo.
Per quanto riguarda la mia, di uscita, ci sto ancora lavorando su. Non so bene come sarò una volta fuori e cosa questa emergenza m’insegnerá. Ma come sempre son sicura che si debba procedere a piccoli passi, così, intanto ne ho approfittato per imparare finalmente ad aprire il vino con questo.
Ché per quanto questi giorni siano un po’ tutti uguali, oggi è pur sempre venerdì.
Allora buon weekend, buona Pasqua e buon tutto.
CIN!