Tra i buoni propositi per questo nuovo anno ho messo anche quello di riprendere a scrivere con più assiduità. Riprendere ad esempio l’abitudine a raccontare i miei abissi dentistici – e cioè le mie giornate di lavoro, gli incontri, gli episodi più bizzarri… – come mi sono divertita a fare anni fa pubblicando ogni settimana per diversi mesi il Venerdì. Solo che è da tanto tempo che non lo faccio e ripartire è sempre complicato. Ma che dico complicato, complicatissimo.
Ci vogliono argomenti, ci vuole motivazione. Ci vuole un ooooissa di quelli potenti, in grado di rimettermi in piedi. Anzi, alla scrivania. O forse, mi son detta, potrebbe bastarmi un segnale. Qualcosa che arrivi all’improvviso ad attirare la mia attenzione e chiarisca una volta per tutte che tornare a scrivere il Venerdì è la cosa giusta da fare.
Nei primi giorni di questo 2023 mi sono molto interrogata. Mi sono chiesta cioè se ne valesse la pena, perché va bene che la varietà umana con cui ho a che fare ogni giorno al poliambulatorio in cui lavoro è per me una continua fonte d’ispirazione. Ma da lì a metterla nero su bianco, da lì a riuscire a restituirla come vorrei… E poi, visti i precedenti, sarò in grado di mantenere fede a questo impegno?
Accidenti quante volte mi sono posta questa domanda!
Poi, mercoledì, mentre mi dimenavo tra telefoni squillanti, preventivi da spiegare e una sala d’attesa gremita di pazienti, una signora ha suonato il campanello dello studio. Una volta entrata, mi ha sorriso e ha chiesto: “È qui il museo?”.
Io ho sgranato gli occhi, cercando di capire cosa poter rispondere a quella domanda; leggermente bizzarra, se la poni all’interno di un edificio che ospita uffici, qualche azienda e un poliambulatorio. Mentre la mia collega Elsa non ha avuto alcuna esitazione e all’istante s’è lasciata sfuggire un: “Si… il museo dei casi umani”.
La sua voce l’ho sentita solo io. Una manciata di parole perfette. Non avrei saputo fare di meglio. E forse è bene così, che stavolta io sia riuscita a rimanere in silenzio, aspettando che la signora uscisse – non poco delusa per non aver trovato il famigerato museo – per poi scoppiare a ridere.
Quando ho ripreso fiato, ripensando con Elsa a quel brevissimo scambio di battute, ho sgranato di nuovo gli occhi. Stavolta però mi son sentita come davanti a una rivelazione.
E se questo fosse il segnale che stavo aspettando?
Avrei potuto rispondermi in molti modi, ma tra i tanti a mia disposizione ho deciso di scegliere un SI.
Allora tenetevi pronti perché torna il Venerdì.
Ogni mese, una volta al mese.
E ora che il museo ha aperto i battenti, be’, non posso che augurarmene delle belle!
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