La settimana a ‘sto giro era partita stranamente bene.
Per carità, lunedì, al solito, è stata un’emergenza dietro l’altra, ché da queste parti, oh, non ci si ferma neanche quando luglio lascia il passo ad agosto, ma in fondo, la mattina era passata in fretta, esattamente come un temporale estivo, che in poco più di mezz’ora pare debba buttar giù il mondo, invece, oh, non fai in tempo ad accorgertene che è già tornato a splendere il sole.
Bello. Davvero troppo bello per essere vero. E infatti, giorno dopo giorno, la settimana si è rivelata esser quella di sempre: un concatenarsi d’incontri, alcuni preziosi, altri, che invece mettono a dura prova i nervi, soprattutto adesso che il caldo è tornato a farsi sentire.
Ma la colpa, dico io, mica può esser sempre e solo del caldo, ché qua dentro abbiam pure l’aria condizionata… e allora diciamolo, la colpa è nostra. Anche mia a volte, eh, così ci sono occasioni in cui mi son ripromessa di non aprir bocca, ché come dice Don Franco, il fiato è sempre bene risparmiarlo.
Allora, shhh! Shhh!
Me lo son ripetuto diverse volte in ‘sti giorni, anche davanti al signor Mauro e alla moglie. Lui col mal di denti e lei ad accompagnarlo.
Dopo che aveva finito, gli ho detto: Mauro la dottoressa vuole rivederla settimana prossima. Giovedì può andar bene?
Si, e grande e grosso ha scosso la testa.
Che orario preferisce: 8.30? 8.45? 9.00?
Facciamo 8.30, fa lui un po’ dimesso.
Metti le 9, va, s’intromette d’un tratto lei.
Lui si gira: perché le 9?
Perché lo dico io, e sorride fiera d’aver quell’uomo in pugno: di gestirgli vita, morte e miracoli da anni.
E lui: muah… bada te, se ‘un si pole anda’ da i’dentitsta quando ci pare.
In effetti, penso.
Ma lei niente, sorride ancora e ribadisce: metti le 9.
Io guardo lui.
Lui mi riguarda.
Facciamo le 8.45? butto lì.
Ma lei mi guarda. Smette di ridere.
…
Meglio metter le 9, va. E torno zitta.
Ma questo non è niente, credetemi, in questi giorni ho visto e sentito cose che voi umani non potete neanche immaginare. E infatti, ci son volte in cui, se solo potessi, vorrei tanto essere come Eleven di Stranger Things. Sollevar un attimo le cose per aria e quello dopo, sbam! Chissà dove.
Peccato che questa sia la vita vera e i superpoteri ancora non siano pervenuti. Magari un giorno, chissà… nel frattempo mi diletto con piccole imprese quotidiani. Be’, a dire il vero, qua dentro la facciamo un po’ tutti.
Stamani Sandra ha tradotto esattamente tutto questo in parole.
Erano le 8.20 e nello studio, ancora deserto, c’eravamo soltanto io, lei e Sandrina, quando d’improvviso è suonato il campanello e nel silenzio illuminato dal sole che filtrava dalle vetrate, ha sollevato le braccia e carica d’energia ha detto: Eccoci pronte per la battaglia di questo venerdì!
Già, perché a volte qua dentro più che a lavorare pare di essere in battaglia. Ora però è giunto il momento di deporre le armi, ché finalmente il venerdì è arrivato e il mio bel casino mi porta al mare.