A me, ultimamente, pare che le settimane abbian preso a volare. Non che si sian fatte più leggere, sia chiaro, ma più brevi si, ché senza accorgersene, oh, ci si ritrova sempre al venerdì.
Ripenso a quando questo genere di frase la sentivo dire da mia mamma ed io, carichissima per l’ennesimo fine settimana all’orizzonte, la guardavo senza capire.
Ah… ne son passati di anni da allora, così tanti che adesso son dalla sua parte anch’io, a pensare che non fai in tempo ad arrivare al venerdì che, taaaaac, eccone subito un altro.
E cosi, anche questa settimana è arrivato in un lampo. Senza pioggia, però, eh, ché anche se il cielo era talmente grigio da prometter chissà cosa, alla fine son cadute a malapena due gocce e al solito han fatto peggio che meglio.
Ma in fondo, chiessene, domani è sabato e poi c’è la domenica. Me l’ha ricordato anche la Rossella oggi a telefono: Forza, forza, ha detto, ché siamo al venerdì.
Eh già, ho proseguito io, ancora qualche ora e finisce la settimana.
Allora, nonostante a dividerci ci fossero due telefoni e decine di chilometri, l’ho sentita farsi vicina: Per fortuna, cara mia, le donne amano anche le attese.
Quando me l’ha detto ho sentito una stretta al cuore, di vicinanza, d’affetto… Poi ho pensato, ma siam proprio sicure che le cose stiano davvero così?
Le donne di oggi, infatti, (…non tutte per fortuna) non fanno in tempo ad arrivare che già pensano a quando saran di nuovo fuori. Varcano la porta dello studio con passo deciso, come quella dell’altra sera.
-Buonasera.
-Buonasera.
-Ho un appuntamento.
-Si, si può accomodar…
-C’è molto da aspettare?
Guardo l’orologio: son le 18.43. Guardo l’agenda: il suo appuntamento è alle 18.45.
Riprendi fiato, penso, mentre intanto sorrido: – La fanno passare subito.
-È che avrei un altro impegno – dice, mentre guarda indispettita l’orologio che ha sul polso.
Ed io, be’, mi mordo la lingua per starmene zitta, ma nel frattempo mi chiedo: come diavolo è possibile che noi esseri umani non ci siamo ancora estinti? Ché detto tra noi, oh, di tanto in tanto ce lo meriteremmo proprio.
Be’, c’è di buono che certi pensieri riesco a tenerli per me. Se c’è una cosa che ho imparato a fare in questi anni, infatti, è starmene zitta. O per lo meno, ho imparato a non dire proprio tutto ciò che vorrei. Solo che nella vita, si sa, d’imparare non si finisce mica mai e così, ahimè, potrebbe capitare di fare un passo falso.
Allora gliel’ho detto alla Teresa: – Tieniti pronta, fosse mai venisse a mancarti una segretaria.
A forza di vederne di tutti i colori, infatti, va a finire che uno di questo giorno mi dimentico di star zitta e…
– Be’- m’ha detto lei – al massimo veniamo a portarti le arance, eh. E s’è fatta una risata.
Che dire?
Poteva andarmi peggio, ché detto tra noi, le arance mi piacciono anche e poi fanno un gran bene alla salute, un po’ come le attese, che anche quando son snervanti e a tratti sembrano interminabili, oh, se le guardi bene, han sempre qualcosa da poterti insegnare.
Solo per la tua presenza è meglio che il genere umano non scompaia. E’ bello leggere i tuoi commenti. Rispetto alla quotidianità attuale del nostro Paese i tuoi racconti sono un bicchiere di acqua fresca in queste giornate torride. Grazie Irene. Continua ad esprimere questa tua creatività letteraria.
Grazie Gianni, le tue parole suonano sempre come un abbraccio. A presto