Questa è proprio una bella settimana, ho pensato mercoledì, di quelle che ti fan dire: ce ne vorrebbero di più di settimane così.
Poi, è arrivato il giovedì.
Allora mi son chiesta, ma quel pensiero, da dove diavolo ti è saltato fuori? Ché son bastate nove ore di lavoro a vanificare tutto.
Be’, lo ammetto, dir tutto non sarebbe giusto, ché anche se ieri qualcuno si è davvero impegnato a mettermi i bastoni tra le ruote, ‘sti giorni a lavoro son stati pieni di cose belle: la Clau che si è ripresa, ad esempio, ed è finalmente tornata tra noi, un cornetto al cioccolato diviso in tre dopo un concertino di crampi allo stomaco e i tanti incontri che in segreteria c’han strappato parole e sorrisi.
Uno tra tutti, quello con la signora Carla, che da quasi cinquant’anni urla nelle orecchie al suo Giannino, come lo chiama lei, il mio amore bello; lui ride, zitto, e annuisce, mentre lei spara parole ad un volume tale che mi domando, ma lui, dopo tutti questi anni, come diavolo farà ad avere ancora l’udito? Non posso manco chiederglielo, poher’omo, ché non fa in tempo ad aprir bocca che subito la risposta arriva da lei, ovviamente a tutto volume. Allora lui chiude la bocca, sorride e avanti così.
Oh, ogni volta che li vedo, ‘sti due mi fan morire. Tanto che mi vien da pensare, fossero tutte così le persone. Ma poi mi dico, suvvia Ire, non vorrai mica adagiarti? E così, anche questa settimana mi son fatta pallina da flipper, rimbalzando tra toni sbrigativi, difficoltà a sfilare portafogli dalle tasche (sarà forse il caldo?) e le immancabili lamentele sui prezzi (che poi, detto tra noi, vengon sempre dai soliti e ora vanno in coppia col classico e sospirato, Altro che mare… tanto che mi chiedo, siam forse diventati stagionali anche qui?).
Di sicuro, il caldo l’abbiam sentito pure noi. Niente drink alla mano e spiagge paradisiache, sia chiaro. Il merito va dato piuttosto ai nostri balzi, che senza tregua ci conducono di palo in frasca.
E in questi giorni, be’, sono andata così tanto di palo in frasca, che a una certa mi son ritrovata addirittura all’Ikea. Così, adesso ho un nuovo letto. Chi mi conosce si starà chiedendo se lo porterò a lavoro. In effetti, considerato il tempo che passo là dentro, potrei risparmiami un bel po’ di balzi.
Ma no, cari miei, il letto l’ho messo altrove, alla giusta distanza di sicurezza, e poco importa se dopo averlo portato al quarto piano in un pomeriggio bollente, io e Francesco l’abbiam montato al contrario.
Una volta finito, mi son seduta a terra, con un pacchetto di patatine in mano a tirar su la pressione e in testa le parole della signora Gabriella, che qualche giorno fa m’ha detto: Chi sa ridere di se stesso, cara mia, non smetterà mai di divertirsi.
Allora giù, a ridere: di me, di noi e di quella maledetta fatica. E chissene se eravamo appiccicosi e ko, di fianco a un letto montato al contrario. In fondo, prospettive diverse, talvolta insolite, fan bene al cuore e alla mente.
…Be’, sempre che le doghe reggano.