A volte ho come l’impressione di dimenticarmi la fortuna che ho a starmene qua dentro. O meglio, più che dimenticarmene, è come se questo pensiero finisse per acquattarsi in un angolo, sotto polvere di arrabbiature, briciole di stanchezza e qualche parola buttata là da qualcuno che solo a ripensarci, oh, mi cadono le braccia.
È che più passa il tempo più mi rendo conto di quanto sia tristemente facile dimenticarsi le cose importanti. Accantonarle chissà dove, in un angolo polveroso, ad esempio, o nell’armadio assieme agli scheletri. Ché in fondo, anche loro, avran pur bisogno di compagnia, no?
Solo che noi dovremmo esser più bravi e trovar altro per intrattenere quegli scheletri, senza dar loro i nostri bei pensieri. Per fare questo abbiam bisogno di menti capaci di resistere a tutto e a tutti, soprattutto alla consuetudine e alle dimenticanze. Menti resistenti, insomma, e cuori capaci di fare altrettanto.
Io non lo so mica di cosa son capaci la mia mente ed il mio cuore. Insieme, in questi anni, ne han combinate parecchie, dentro e fuori di qua. E quando penso alle fatiche che ultimamente offuscano i miei pensieri, mi chiedo, ma quanto sarà strana la vita? Che più avresti voglia di rallentare e tornare a vedere le cose, senza doverle sfiorare solo con uno sguardo, più, guarda un po’, la vita ti fa correre qua e là come una trottola.
Sandra una volta mi ha detto che niente viene per caso: periodi impegnativi, prove difficili… tutto ha un suo perché. Le sue esatte parole sono state: le prove più dure spettano a chi è in grado di affrontarle. Ed io, più ci penso, più mi dico, ma che roba bella è!
Quasi la invidio la sua fede: nella vita, in Dio, nelle persone. Una fede che le fa chiudere un occhio su tante di quelle cose che io penso, muah… e poi le fa dire un sacco di Si: a chi la assilla di telefonate, a chi le affida qualcosa più grande di lei e a chi non fa a pieno il suo lavoro, ma che problema c’è, dice, tanto ci penso io.
Santa donna, la Sandra. Talmente santa che a qualcuno, dopo averla incontrata in giro chissà dove, è capitato di ritrovarsi steso in studio a bocca aperta, sbam! E lei, davanti, intenta a fare il suo lavoro. Domeniche, festivi, pure mentre veniva giù la neve e fuori non c’era anima viva. Lei era lì.
Donne così, ti vien da pensare, averle intorno è una gran fortuna. Badate bene, non ho detto una passeggiata, né un bel aperitivo lungo in cui lasciar lentamente andar via i pensieri. Ma sulla fortuna, credetemi, non vi è alcun dubbio. La santità infatti è una roba impegnativa, che ti mette alla prova, ma ha di positivo che ravviva gli animi e così, alla fine, a forza di starle dietro, in questi anni ci siam fatti un po’ santi anche noi. Dei santi minori, sia chiaro. Anzi, in alcuni casi, sarebbe forse più giusto parlare di beati.
Io son di sicuro tra quest’ultimi. Se una cosa l’ho capita, infatti, è che la strada per il Paradiso è bella ripida e richiede ogni giorno il superamento di noi stessi. Una strada impegnativa, insomma, senz’altro molto lunga. Ed io, be’, non son mica certa d’esser pronta a percorrerla. Allora procedo un passo alla volta, senza fretta, ché io dico, prima di arrivare fin lassù, vuoi che non mi faccio un bel giretto altrove?