Se l’andamento della settimana è come il buongiorno, che si vede dal mattino, siamo a posto. Ché a ‘sto giro, va detto, il lunedì, a lavoro, è stata una vera prova di forza.
Tra il telefono che non ne voleva sapere di smettere di squillare e i pazienti, indisposti dal dolore e a loro volta indisponenti, oh, dopo neanche due ore dal mio ingresso in studio, mi son detta, fermate ‘sta giostra, voglio scendere!
Invece, poi, mica son scesa. Ma ho fatto un po’ come facevamo io e i miei amici da ragazzini, quando montavamo sul Tagada con l’idea di stare in piedi, nel mezzo. Il trucco, allora, era non farsi prendere dal panico e non opporsi al ritmo della giostra, ma farlo proprio, fino ad oscillare insieme a lei, sotto ai grandi pini che se ne stavano tra l’Arno e la vecchia cava.
Certo, qualcuno, la sua boccata la batteva comunque, ma provarci era pur sempre una bella sfida, ché alla fine, oh, magari finivi pure per farcela.
Anch’io, alla fine, ce l’ho fatta. E così, per restare in tema di giostre, dopo un lunedì di delirio, la settimana è stato un bel calcio in culo fino ad oggi. Di quelli che un attimo ti senti tirare indietro e quello dopo, via, spinta in avanti, verso il pennacchio. Ché se ti va bene, oh, vinci un altro giro.
Io non lo so mica se l’ho preso o no il pennacchio. Quel che è certo è che le mani l’ho allungate e neanche di poco, ché in questi giorni, in studio, han ripreso a girare dolci.
Sarà che la Pasqua è vicina o che, vuoi o non vuoi, ce lo si legge in faccia che abbiam bisogno di un po’ di dolcezza. Al sapore d’uvetta, come quella di Danilo, o al gusto del cioccolato che ci ha portato la Lia.
Insomma, a noi la dolcezza piace un po’ in tutti i modi, anche quando ha un retrogusto un po’ esotico, come quella di Aziza, che sa di sesamo e noccioline e viene dal Marocco.
C’è poi un altro tipo di dolcezza, che niente ha a che fare col palato, ma è comunque riuscita ad allietare la nostra mattina. È quella della signora Rina, che ieri, a 92 anni suonati, s’è presentata in studio sorreggendosi al braccio di suo figlio, con un mazzolino di fiori viola tra le dita. Son del mio giardino, ha detto, e li ha allungati verso di noi, in regalo. E così, in un attimo, ci ha riempito gli occhi e pure il cuore, ché se fuori la primavera sta lentamente prendendo il via, be’, ne accogliamo con piacere un po’ anche dentro. Soprattutto se a portarcela è una signora sorridente, amante delle piccole cose, e con addosso uno sgargiante golf color lilla, che più la guardo, oh, più, anche lei, somiglia ad un bel fiore.