Ieri il mare sbatteva impetuoso sulla Praia da Chave. Le onde si accavallavano in ogni dove, per poi distendersi sinuose sulla sabbia. Le vedevi che si facevano vicine, quasi a volerti portar via con loro, e un attimo dopo, oh, non le trovavi più, ché s’eran già ritirate.
Siamo stati a guardarle in silenzio per un po’. Impossibile non farlo, ché la natura quando è così forte e selvaggia è davvero affascinante. Al suo cospetto ti senti piccolo, ma così piccolo… che hai voglia ad avere le spalle larghe!
A dire il vero, comunque, selvaggia lo sono un po’ anch’io, ché da queste parti il vento gioca con tutto, figuriamoci se si dimentica di farlo con me e così, adesso, i miei capelli sono un casino totale. Ma in fondo, be’, i casini a me piacciono e allora via, avanti, ché dopo l’isola di sabbia, vuoi non vedere quella di sale?
Per raggiungerla impieghiamo più o meno il tempo che occorre per andare da Incisa a Figline nell’ora di punta. Un quarto d’ora e sbam, eccoci arrivati a Sal, uno sputo di terra in mezzo all’oceano.
Le sue dimensioni, comunque, seppur ridotte non le impedisconodi accogliere capoverdiani in vacanza e visitatori stranieri.
Già, perché il turismo non manca neanche qua, ma per fortuna, a Sal, ha una connotazione più internazionale, così, almeno in parte, possiamo continuare a confonderci. E allora, be’, ci diamo in pasto alla notte di Santa Maria, ché oggi è anche venerdì e un po’ di movida, ci sta bene, ancor più quando la musica che esce dai locali è quella di Bob Marley e James Brown. Se poi becchi pure una jam session, tra musiche capoverdiane che rallegrano l’atmosfera e signore in là con l’età che ricambiano cantando Frank Sinatra, be’, restare indifferenti è davvero difficile, ché se intorno sculettano tutti, dico io, non ci tireremo mica indietro noi?